Spread nel trading forex

La traduzione di spread può essere ricondotta al termine di differenziale. Oggi è un termine molto usato per mettere in confronto la differenza del rendimento tra bund tedeschi e titoli di Stato italiani, per l’impatto che ha sul debito pubblico e per l’effetto che produce soprattutto sui mutui a tasso fisso.

Il significato acquista delle sfumature differenti a secondo che lo spread venga riferito ai mutui, ai costi o commissioni applicate nel trading, soprattutto quando si tratta di valute (ovvero nel trading forex), o tra i titoli di Stato. Se è abbastanza semplice però capire il significato di spread dei tassi dei mutui, diventa un poco più complicato quando ci si riferisce al trading. Infatti nel primo caso rappresenta il gap tra il tasso di riferimento (quello fisso come l’Irs e quello variabile come Euribor o Bce) e il tasso finito applicato sul mutuo, e che rappresenta il “guadagno” che la banca ottiene.

Invece nel forex ad esempio dobbiamo andare a considerare il prezzo bid e quello ask, e capire come questi vengono determinati, e quindi l’impatto che hanno sul “rendimento” previsto o realizzato.

Forex Spread, cosa sono gli spreads ?

Lo spread è la differenza tra la domanda e l’offerta, ovvero come accennato tra il prezzo bid e quello ask.

Lo spread è più semplicemente il compenso del broker che esegue l’ordine e fa da market-maker. Infatti gli spread sono applicati da questo tipo di broker (mentre gli Ecn ad esempio usano commissioni variabili che dipendono dal volume tradato) che spinge su un guadagno “fisso”. E’ bene capire che lo spread non è determinato “solo dal mercato” ma che c’è di fondo la scelta proprio del broker. Per questo di fronte a coppie di valute uguali, troveremo spread differenti, se ci si rivolge a differenti brokers.

Infatti la dimensione degli spreads può variare da broker a broker ma anche in base alla coppia di valute. Rappresentando una forma di guadagno, viene sottoposto alla regola che maggiore è il rischio e maggiore dovrà essere il guadagno che il broker si attende. Quindi davanti a coppie di valute con meno scambi e quindi meno liquidità, i broker tenderanno ad applicare differenziali più ampi.

Si può affermare che una coppia di valute con un ampio volume di contrattazione avrà uno spread più ridotto rispetto ad una che abbia meno liquidità.

Perché differenziali diversi da broker a broker?

La scelta del tipo di broker è molto importante e impatta anche sui rendimenti che a parità di scelte di successo si potranno ottenere. Ci si può domandare il perché, se le coppie delle valute sono sempre le stesse, ad esempio Eur/Usd (ovvero euro e dollaro americano), i broker applichino degli spread, soprattutto quando sono fissi, diversi.

La risposta più semplice è che lo fanno perché possono farlo. Infatti il Forex non è un mercato regolamentato che segue delle regole prefissate. I brokers e le banche che vi operano stabiliscono il prezzo di vendita, solo in parte considerando le condizioni di mercato. Un aspetto che si rafforza proprio nel caso di quelli Market Maker, che come si comprende dal nome “fanno il mercato”. Poi se quelle condizioni che i brokers garantiscono siano o meno convenienti, ognuno deve deciderlo facendo le proprie valutazioni.

Prezzo bid e ask

Nel Forex, come già detto, lo spread rappresenta la differenza che c’è tra il prezzo bid oppure sell (ovvero quello di vendita) e il prezzo ask, buy oppure offer (che è quello di acquisto). Visto che i broker stabiliscono le condizioni del prezzo a cui sono disposti a vendere oppure a comprare, possono decidere di optare per spread fissi, oppure su quelli variabili.

Il funzionamento a monte è lo stesso, ovvero quando si fa trading su una coppia di valute si sa che l’intermediario applicherà una commissione per cui il guadagno non sarà uguale a quello realizzato, ma dovrà essere calcolato al netto delle commissioni. Questo calcolo è molto semplice nel caso dei broker Market Maker proprio perché avviene su un costo “fisso” e sia perché i software mettono in evidenza proprio i valori comprensivi o al netto degli spread. Nel caso di quelli che usano i tassi interbancari diventa un poco più complicato perché il calcolo va fatto in funzione del volume tradato, ma generalmente questo tipo di brokers sono utilizzati da traders esperti che hanno imparato a fare il calcolo, sulla convenienza dell’operazione, in modo molto rapido.

Esempio di calcolo

Riprendiamo come esempio la coppia di valute Eur/Usd e supponiamo che il prezzo sia 1,3552/1,3555. Il prezzo bid è quindi uguale a 1,3552 mentre quello ask è uguale a 1,3555. Lo spread sarà quindi uguale a 1,3555 – 1,3552 = 0,0003. Questo numero corrisponde a 3 pip. Quindi ciò significa che:

  • si può vendere 1 euro al prezzo di 1,3552;
  • si può acquistare 1 euro al prezzo di 1,3555.

Tuttavia lo spread viene espresso in pip, che a loro volta misurano le variazioni di prezzo, ovvero delle quotazioni, della coppia di valuta scelta.

Come strategia: il pair trading

Il concetto di spread può essere usato anche nella strategia che riporta il nome o anche detto pair trading. Si tratta di una strategia che può essere usata non solo nel forex, ma anche su azioni, Cfd e altri derivati. La logica di fondo è la seguente: si deve aprire una posizione long di acquisto su uno strumento, aprendo una posizione di vendita short su uno strumento diverso ma correlato appartenente allo stesso sector.

L’obiettivo è quello di assumere posizioni neutrali di mercato, per cui come strategia è usata soprattutto dai grandi hedge fund o da traders più esperti, che scelgono di attuare strategia di hedging.

Per capire meglio il funzionamento facciamo un esempio generico. Supponiamo che il settore energetico stia attraversando una fase positiva. Il risultato fa presumere che la maggioranza dei titoli appartenenti a quel settore avrà performance positive. Ma ognuno con un carico diverso. Quindi ci saranno titoli che andranno molto meglio di altri, mentre altri saranno più deboli.

Con lo spread trading l’obiettivo è quello di aprire la posizione long di acquisto sul titolo più forte, mentre si vende quello più debole. L’obiettivo è quello di guadagnare sulla differenza (spread) di performance dei due titoli: scegliendo quello più debole e quello che più forte si riesce a massimizzarne il risultato.

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